Vangelo del 27 Febbraio 2022 - Santuario del Poggetto

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Vangelo del 27 Febbraio 2022

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Pieter Bruegel il Vecchio, (Breda, 1525 – Bruxelles, 1569)
La Parabola dei ciechi 1568, tempera su tela, 86x154 cm. Napoli, Museo nazionale di Capodimonte
Tempera su tela
La Parabola dei ciechi autografa e datata 1568 BRVEGEL.M.D.LX.VIII è connotata da un tono austero enfatizzato dall'uso di una tavolozza composta con colori spenti e freddi: grigio, verde, il
nero, il marrone e il rosso.
Sullo sfondo è raffigurato un paesaggio tipicamente fiammingo, mentre la fila con i ciechi disposti leggermente in diagonale rispetto la composizione, pongono l’accento la riguardo alla loro precarietà di deambulazione e la condizione di abbandono dal resto dell’umanità.
La tradizione pittorica era solita raffigurare i ciechi come beneficiari di doni celestiali.
In quest’opera attraverso un realismo crudo, Bruegel compie un rovesciamento di questo precetto: il cieco si ritrova in tale condizione a seguito a una punizione divina.
Bruegel sceglie quindi di ritrarre la fila dei ciechi lasciati a loro stessi, in procinto di cadere.
E’ interessante notare come tale soggetto sia inserito anche in un’altra precedente opera pittorica dello stesso artista, Proverbi fiamminghi del 1559.
Il soggetto di quest'opera, nella quale un cieco guida altri ciechi è considerato come messaggio e archetipo di stoltezza; Bruegel sembra qui tradurre in immagini la parabola del cieco descritto nei passi evangelici di Matteo (15,14) e di Luca (6, 39) dove in quest’ultima versione, Cristo rivolgendosi ai Farisei, e alla loro cecità spirituale, pronunciando: “Può un cieco guidare un altro cieco?”
Il dipinto invita inoltre lo spettatore a seguire dinamicamente la fila dei ciechi.
La successione dei personaggi che incedono esitanti sino all’inevitabile inciampo e caduta.
Il primo della fila è già caduto, riverso a terra, mentre l’altro, con il volto rivolto verso lo spettatore, è in procinto di cadere, sorte che spetterà anche agli altri al seguito.
Prof. Nicola Castellucci
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